Sestri Levante (Genova) – “Evitate di fare raccapriccio”. Il sindaco di Sestri Levante Francesco Solinas ne fa una questione di buon senso: in città non si gira scalzi, non si lasciano gocciolare liquidi dal balcone, non si sventolano bandiere senza autorizzazione. E soprattutto niente panni tesi alle finestre. L’opposizione trasversale (Fratelli d’Italia, Forza Italia e Pd) insorge. Ma qualcosa si rompe anche dentro ogni italiano, inorridito però in fondo stregato, come Julia Roberts a spasso per Roma, dall’usanza di affidare al vento calzini e mutande.
Esistono le asciugatrici. E la dignità di non mostrare un lenzuolo macchiato. Tuttavia Luciano De Crescenzo lo sapeva: “I panni stesi al sole sono tutti belli. Io da piccolino pensavo che si i panni si stendessero al sole per festeggiare qualcosa, come se fossero bandiere. E ancora oggi mi danno allegria”.
Se l’immagine di Napoli in televisione è tre persone sul motorino e uno sventolio di tovaglie ai quartieri spagnoli è perché ce l’abbiamo dentro, perché da un matrimoniale di percalle aspettiamo di vedere spuntare Sophia Loren.
Ma sti panni non si asciugano mai? No, fanno la ola alla vita. Eternamente. E pazienza per il decoro urbano. “Considero valore sapere qual è il nome del vento che sta asciugando il mio bucato”, scrive Erri De Luca. E poi vuoi mettere il profumo quando lo ritiri, anche se sotto c’è una friggitoria. Comunque non siamo i soli a fare raccapriccio. Riguardare certe campagne fotografate da Ansel Adams, e pure gli scatti post centrifuga di Henri Cartier-Bresson. Lenzuola strapazzate dalle brezze e dai tifoni. Sono i nostri fantasmi. Con o senza ammorbidente, hanno il diritto di danzare.