TORINO – Mercato dell’auto in rosso profondo. Nel mese di settembre le immatricolazioni, secondo i dati del ministero dei Trasporti, in Italia sono state 105.175, il 32,7% in meno dello stesso mese del 2020. Il totale dei nove mesi è 1.165.491 unità, in crescita del 20,6% sull’analogo periodo del 2020. Secondo gli esperti del settore un quadro frutto dell’onda lunga della pandemia. Le cause? Incentivi sull’acquisto a intermittenza e la crisi delle forniture di microchip, fenomeno globale che sta mettendo a dura prova la produzione. Il gruppo Stellantis, che ha tra i principali azionisti Exor che controlla anche Repubblica attraverso Gedi, ha immatricolato a settembre 33.330 auto, il 41,6% in meno dello stesso mese del 2020. La quota di mercato scende dal 36,5% al 31,7%. Nei nove mesi le immatricolazioni del gruppo sono state 445.957, in crescita del 20,1 sull’analogo periodo del 2020 e la quota è al 38,3% a fronte del 38,4%.

“Il drammatico crollo di settembre si abbatte su un settore, già fortemente penalizzato dalla pandemia. La causa del crollo è la crisi nelle forniture di microchip che è anch’essa legata alla pandemia”, sottolinea Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor. “La stangata dei microchip insieme a quella della pandemia stanno determinando una situazione di assoluta emergenza per il comparto dell’auto. E’ dunque indispensabile che il governo assuma provvedimenti immediati a favore del settore in attesa di definire, nei tempi più rapidi possibili, un piano organico per sostenere in maniera strutturale la difficile transizione verso l’auto elettrica”.

Anche Michele Crisci, presidente dell’Unrae, l’associazione che riusnice i produttori esteri, chiede la convocazione del Tavolo Automotive e sottolinea che “il continuo stop and go degli incentivi non aiuta certo il mercato dell’auto ad agganciare l’attuale fase di ripresa dell’economia nazionale e a ridurre l’handicap dovuto alla crisi dei semiconduttori. Il governo dovrebbe far rientrare il finanziamento dell’Ecobonus all’interno di una strategia di lungo periodo per l’intero settore dell’automotive, il cui rilancio farebbe anche aumentare ulteriormente il Pil oltre il livello previsto nella nota di aggiornamento del Def, viceversa dal settore automotive arriverà un pesante contraccolpo”.

Preoccupata anche Federauto, la sigla che raggruppa i concessionari: “L’affondo di settembre è allarmante e dimostra come siamo ancora lontani dai volumi pre-pandemia – dice il presidente Adolfo De Stefani Cosentino – ad agitare le acque, in questi mesi, concorrono l’intermittenza degli incentivi e i problemi connessi alla carenza dei semiconduttori, che si traducono in un calo di disponibilità di veicoli completi, una drastica riduzione delle vetture fatturate e consegnate e un allungamento dei processi di acquisto da parte dei clienti”.

Il presidente di Anfia Paolo Scudieri, auspica, per il futuro, che si delinei “una programmazione delle misure di sostegno alla domanda coerente con un piano strategico complessivo di accompagnamento del settore nella transizione ecologica e su un orizzonte temporale pluriennale, così da garantire maggiore continuità al mercato”. L’associazione che raggruppa le imprese della filiera automobilistica rivede al ribasso le previsioni di chiusura d’anno, a circa 1.500.000 immatricolazioni: +8,5% sul 2020 e -21,8% rispetto al 2019.