Tra “luci e ombre”, con “i prezzi dell’energia in calo e l’inflazione ancora alta”, e l’industria “in flessione”, l’economia italiana si muove “meglio dell’atteso”, rileva il Centro studi di Confindustria nella sua analisi mensile ‘flash’ su congiuntura e previsioni.

“Il prezzo del gas ai livelli più bassi da oltre un anno e la tenuta del potere d’acquisto totale delle famiglie sostengono l’attività su livelli migliori di quanto ci si attendesse, come confermato da fiducia e indici di Borsa in recupero.

In negativo agisce il forte rialzo dei tassi che toglie risorse a investimenti e consumi, colpiti anche dall’inflazione”.

L’analisi degli economisti di via dell’Astronomia evidenza quanto sia “meno cara l’energia”, con il ribasso del prezzo del gas “favorito da stock europei di gas ancora alti, clima mite e consumi frenati”, e per il petrolio “grazie a una produzione che ha superato una domanda piatta”. Mentre sono “in lieve rialzo i prezzi non-energy (+1,6% a

novembre-dicembre), dopo la flessione dei mesi precedenti, sui livelli alti del 2021″.

Sullo scenario incide la “forte stretta sui tassi. A novembre il costo del credito per le imprese italiane ha continuato a salire: 3,37% per le pmi (1,74% a inizio 2022), 2,67% per le grandi (da 0,76%). Un ulteriore aggravio di costi, che avviene a seguito del rialzo dei tassi di riferimento. Il Btp a gennaio è a 3,76% da 4,59% a fine 2022, ma il trend dei tassi resta al rialzo”, con la Bce che “ha annunciato nuovi aumenti del tasso ufficiale nei prossimi mesi (secondo i future, dal 2,50% attuale a 3,50% entro dicembre 2023)”.

L’industria è “in flessione. La produzione ha registrato un altro calo a novembre (-0,3%; -1,8% a settembre e -1,1% a ottobre); la manifattura regge (+0,1%), con ampia eterogeneità tra comparti, mentre si contrae il settore delle forniture energetiche (-4,5%). Per il quarto trimestre la variazione acquisita è molto negativa per il totale industria (-1,7%, -0,6% nel terzo). I dati qualitativi a dicembre segnalano uno scenario debole: gli ordini continuano a diminuire, le scorte ad aumentare, le attese di rimbalzo si ridimensionano; il Pmi è fermo in area di lieve contrazione (48,5 da 48,4), la fiducia delle imprese segna una nuova discesa”. L’analisi del Csc evidenzia anche la situazione di “difficoltà” per il settore delle costruzioni che “ha iniziato male il quarto trimestre (-0,5% la produzione a ottobre-novembre), dopo il calo nel terzo e l’espansione precedente. La fase difficile è attesa proseguire: i dati sui permessi di costruire segnalano un forte calo (-12,6% nei mesi estivi in termini di superfici

residenziali)”.