Il grande malato resta Berlino ma altrove il quadro è decisamente migliore. I dati dell’export di ottobre portano un raggio di sole all’interno di un quadro complessivo di debolezza manifatturiera, crescita del 3% su base annua “targata” extra-Ue. Se infatti nei mercati più remoti i progressi sono spesso a doppia cifra, a partire dagli Stati Uniti, in Europa la media è appesantita proprio dalla Germania, paese che riduce gli acquisti di made in Italy del 5,6%, mandando così in rosso anche il bilancio continentale.

Francia, Spagna e Polonia sono tuttavia in progresso, limitando la frenata e consentendo alle nostre imprese di vendere nel mese 56,5 miliardi di euro, quasi due in più rispetto allo stesso mese del 2022.

Da segnalare, a livello di sistema, il freno innestato dalla fine delle consegne del farmaco anti-Covid Paxlovid dallo stabilimento Pfizer di Ascoli Piceno. Commessa-monstre da miliardi di euro (ogni confezione è venduta a centinaia di euro) che lo scorso anno aveva proiettato la provincia al primo posto tra i distretti farmaceutici nazionali e che ora muove le medie in senso opposto: i 290 milioni di farmaci esportati dalla provincia nel terzo trimestre sono infatti in linea con quanto accadeva nel 2021, mentre lo scorso anno tra luglio e settembre il valore era balzato a 3,4 miliardi di euro.

Ad ogni modo, pur evidenziando un rallentamento netto, nei primi 10 mesi del 2023 l’export generale mantiene una crescita dell’1,2%. Sostegno garantito in particolare dal livello dei listini, perché in termini di volumi tra gennaio e ottobre si registra un calo del 4,4%. Dal lato delle importazioni prosegue il trend di rallentamento, anche se con il passare dei mesi il calo percentuale si affievolisce. Ad ogni modo, a ottobre la riduzione è del 9,2%: in dieci mesi il saldo commerciale è così attivo per 25 miliardi, a fronte di un passivo di oltre 36 dell’anno precedente. Determinante la caduta dei listini del gas: dai 53 miliardi spesi tra gennaio e ottobre 2022 ora gli acquisti sono crollati a 25 miliardi.

A farne le spese soprattutto la Russia, che vede un calo delle vendite di energia superiore al 90%: il che produce, novità quasi assoluta, un avanzo commerciale mensile a favore dell’Italia.